La Baghdad del califfo Harun, che fa da sfondo a quell‘immenso contenitore di racconti che è “Le mille e una notte”, non è solo una favola. “Ombelico del mondo” al punto d‘incrocio di una densa rete di scambi commerciali e culturali, quella Baghdad fu per secoli centro di innovazioni in ogni campo, non ultimo quello dell‘alimentazione. Durante i primi secoli della dinastia abbaside, alla corte califfale di Baghdad fiorì una rivoluzione gastronomica che avrebbe cambiato per sempre l‘aspetto delle tavole non solo nel mondo arabo e musulmano, ma anche dell‘Europa medievale. Un nuovo atteggiamento umanistico seppe porre il pasto al centro di una nuova filosofia della vita che univa il rispetto e la sobrietà della tradizione nomade e dell‘etica religiosa allo stupore e alla magnificenza di un orizzonte internazionale che ormai convogliava alle aristocratiche mense dovizia di piatti persiani, indiani, bizantini. Rispetto e stupore, sobrietà e magnificenza che si ritrovano percorrendo il ricettario che Muh. ammad al Baghdadi, Cuoco di Baghdad, preparò nel 1226 per sé e chiunque come lui fosse amante dell‘arte di cucinare.
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